Il ruolo del manager nei prossimi 10 anni
Il Cambiamento di un ’epoca e delle professioni – Un richiamo all’attenzione del Governo e dei Sindacati
Il cambiamento d’epoca di cui tanto si parla e che stiamo vivendo darà l’opportunità al 2030 di aumentare gli occupati con ruoli nuovi rispetto a quelli che oggi ci sono nelle aziende. Ma una domanda sorge spontanea: cosa ne sarà di tutte quelle professioni (e quindi lavoratori ) di cui non si avrà più bisogno?
Solo dei dati Inail e Inps di gennaio/settembre 2017 che ci fanno riflettere sul fenomeno : 17.583 sono stati i lavoratori licenziati e 290.877 licenziamenti intimati.
Dati drammatici di fronte ai quali i sindacati sono titolati ad intervenire ripartendo dal VALORE DEL LAVORO, e contrastare in prima linea la disoccupazione giovanile consentendo ai nostri ragazzi di lavorare restando nel nostro Paese e mettendo al servizio l’ elevato livello di istruzione che famiglie e scuole hanno permesso loro di avere. Ed è in Italia che questo investimento, fatto di sacrifici, deve restituirne i frutti!
Un altro argomento che può aiutare il cambiamento è senza alcun la managerialità. Il management, è il motore delle aziende. Oggi la crisi di questa categoria è, a tutti i livelli, uno degli elementi bloccanti per la ripresa dell’economia italiana. Vedo un management “schiacciato” per cultura e condizione.
L’impatto del cambiamento si fa sentire su questa categoria essenzialmente per due motivi strettamente connessi: primo perché spesso, soprattutto è proprio nei cambiamenti che si ricorre allo “snellimento” delle organizzazioni che spesso significa eliminare i livelli intermedi per tagliare i costi ; secondo perché è soprattutto alla media dirigenza che si richiede di rimettere in discussione il proprio ruolo, la propria formazione e i propri obiettivi, rivestendo sempre più funzioni di coaching e di facilitatore, quadrando budget sempre più risicati, gestendo risorse umane e accollandosi responsabilità di una normativa sempre più stringente in ambito amministrativo e penale e tutto in un contesto esterno che cambia alla velocità della luce e fa perdere quei punti di riferimento che senza alcun dubbio potrebbero aiutare. Un cambiamento velocissimo e continuo le cui soluzioni e impegno si richiedono a una categoria che ha una età media superiore ai 50 anni .
Se vogliamo salvare le competenze, le esperienze e il ruolo decisivo che il management ha nel processo di creazione e di conoscenza organizzativa su esso SI DEVE PUNTARE e avere attenzione. Formazione continua e sviluppo delle competenze. Perché la prospettiva di metterli da parte già a 50 anni (deprimendo per anni lui e la società in attesa di una pensione) facendoli uscire dal business, sarà pure la scelta momentanea più facile per le aziende, ma sicuramente non è quella più proficua e lungimirante sia per il business che per il nostro paese.