Skip to main content

Il mio discorso al Cardinal Delfini

|

Eccellenza, Vorrei partire da quella che nel suo discorso alla città lei ha definito una confidenza personale. Lei ha detto:

“Con il passare degli anni trovo sempre più insopportabile il malumore, irragionevole il lamento, irrespirabile l’aria inquinata di frenesia e di aggressività, di suscettibilità e risentimento”.

Vorrei associarmi a queste sue parole, non possiamo veramente interessarci all’Altro e prendercene cura, se siamo pieni di lamento, di malumore e risentimento.

Ma voglio associarmi anche al suo “elogio dell’inquietudine” come vera molla per un impegno sociale e politico.

Mi permetta di citarle un’analoga valorizzazione dell’inquietudine fatta da Benedetto XVI, che disse:

“Vediamo che questa inquietudine oggi lavora nella gioventù. I giovani hanno visto tante cose – le offerte delle ideologie e del consumismo –, ma colgono il vuoto in tutto questo, la sua insufficienza. […]. Le ideologie hanno un tempo contato. Sembrano forti, irresistibili, ma dopo un certo periodo si consumano, non hanno più la forza in loro, perché manca loro una verità profonda. Sono particelle di verità, ma alla fine si sono consumate. (…) L’uomo è creato per l’infinito. Tutto il finito è troppo poco. E perciò vediamo come, proprio nelle nuove generazioni, questa inquietudine si risveglia di nuovo ed essi si mettono in cammino”. 

Dobbiamo quindi rimetterci in cammino anche noi, a cui dai cittadini è stata affidata la responsabilità di operare per il bene comune della nostra città.

Ora io vorrei indicare due temi, due realtà, che ci dovrebbero far sentire particolarmente inquieti.

La prima è la questione del lavoro, soprattutto del lavoro giovanile e femminile. La seconda è la questione della scuola, cioè dell’educazione e della formazione che apre ai giovani le porte del mondo del lavoro.

L’Italia è  il paese dei paradossi. Siamo la nazione con la più grande disoccupazione giovanile in Europa (22 per cento) e siamo contemporaneamente il Paese dove il 46 per cento delle imprese non trova le figure professionali e tecniche di cui ha bisogno, perché il sistema formativo scolastico non li prepara. Per non parlare della drammatica carenza di personale infermieristico e di insegnanti elementari e per la scuola di infanzia.

Cito solo un caso emblematico: le migliaia di bambini che quest’anno non hanno potuto iscriversi all’asilo nella Milano metropoli europea per la mancanza di strutture che li accogliessero, strutture che se ci fossero patirebbero la mancanza di insegnanti. Lascio dedurre a tutti voi cosa questo comporti per le madri nel tentativo di conciliare famiglia e lavoro.

Ma torniamo ai giovani, a quelli che scelgono ad esempio le scuole tecniche e professionali perché pensano che li prepareranno più concretamente a un ingresso nel mondo del lavoro e scoprono cammin facendo che queste scuole hanno pochi rapporti con le realtà produttive. Si è demonizzata l’alternanza scuola lavoro, mentre io penso che non solo andava valorizzata, ma che bisognava investirci di più per farla diventare più efficace.

Anche qui, per non cadere nel lamento, dico che bisogna prendere esempio da quelle realtà che questa alleanza la realizzano, non a vantaggio delle imprese, ma soprattutto a vantaggio dei ragazzi, che sono e devono essere la vera preoccupazione della nostra inquietudine, del nostro non essere mai adagiati nelle soluzioni che crediamo di aver trovato.

L’esempio che voglio fare è quello dei Salesiani, in particolare dell’ITS di Sesto San Giovanni dove il 98 per cento dei diplomati trova lavoro nei primi mesi dopo il diploma.

Realtà come queste (e altre ce ne sono anche tra gli istituti statali) vanno imitate e valorizzate a ogni livello istituzionale .

Ho voluto soffermarmi su queste tematiche perché la vera possibilità di sviluppo del paese e del benessere che ne deriva per cittadini e famiglie, è nello sviluppo integrale della persona, che trova nel lavoro (e non nell’assistenzialismo) la modalità concreta con cui realizza se stesso e partecipa alla costruzione di un mondo migliore dando il suo fattivo contributo al bene comune.

Su molto altro, eccellenza, lei ci ha fatto riflettere, io ho voluto soffermarmi su una questione che reputo centrale ma che non esclude gli altri campi di intervento sociale a cui lei costantemente ci richiama.

Se posso, nel mio piccolo, darle un consiglio non richiesto, continui a farlo.

Grazie

Mariangela Padalino

Tutto ciò che uno fa deve farlo con passione, entusiasmo in libertà, senza mai arrendersi.
Coerenza, lealtà e correttezza sono elementi imprescindibili per qualsiasi risultato che duri nel tempo e che crei fiducia.

Per conoscere di più le mie attività