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Articolo 21. Caloriferi spenti

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Grazie Presidente, Gentili Colleghi,

ci risiamo, nelle case popolari fa ancora freddo.

Gli ultimi due casi di questa settimana sono via Jacopino da Tradate 16 e via Rizzoli 73-85.

I due caseggiati hanno molto in comune, ma soprattutto il fatto che i lavori di ristrutturazione promessi a lungo o iniziati, non sono stati realizzati e un cappotto termico avrebbe sicuramente aiutato a mantenere un calore adeguato negli appartamenti.

Ovviamente se i caloriferi funzionassero. Ed è questo il vero problema.

un Comune che carica i cittadini  di costi in più imponendo la sostituzione delle auto, inserendo l’area B e aumentando  l’area C nel nome dell’inquinamento atmosferico, lui risparmia  nella riqualificazione energetica delle sue case ma soprattutto sull’adeguamento degli impianti termici producendo  maggior inquinamento.

Per l’ambiente abbiamo quindi due pesi e due misure… massacriamo gli automobilisti a prescindere ma non tocchiamo le tasche del comune … in questo caso chi se ne importa dell’ambiente ma soprattutto dei cittadini che nelle case di MM hanno 17 gradi.

Abbiamo assistito a piani di ogni tipo: dai parchi all’urbanistica tattica, dalle piste ciclabili ovunque alla restrizione delle arterie di accesso a Milano. Non è cambiato nulla. Ci è voluto un novembre di tempeste e un maggio autunnale lo scorso anno per pulire l’aria della città. Ma, come diceva Reagan, più i piani falliscono, più i pianificatori pianificano. Sala vola (a proposito di inquinamento) a Barcellona per il piano 2030 e intanto qui mancano i dati sulla qualità dell’aria in riferimento al traffico veicolare. Si pianificano gli interventi del PNRR, sempre in ritardo, sempre col fiatone, e intano però si spengono i caloriferi a gennaio alla povera gente!

Via Rizzoli in questo caso è un paradigma: la caldaia va sostituita. In blocco.

Sì, perché ha subito moltissimi lavori di ringiovanimento, ma questo è accanimento terapeutico.

Per farla funzionare dal 2020 i caloriferi vanno anche di notte, perché si ha paura a spegnerli. Potrebbero non ripartire.

Le spese ricadono sui condomini, e l’inquinamento su tutta Milano.

Mancano i soldi per riqualificare? Eppure avete tenuto fermi gli oneri di urbanizzazione per un decennio. Quante caldaie avreste potuto cambiare se li aveste adeguati alle altre città? E se invece di fare piste ciclabili aveste fatto anche qualche cappotto termico, senza aspettare il PNRR, quanto inquinamento avremmo risparmiato? Sappiamo che il riscaldamento domestico inquina quanto le auto.

Non sono domande retoriche, sono le basi. Le basi di una convivenza civile in cui non si chiede un sacrificio al povero mentre il Comune rifiuta di fare, non dico un sacrificio a sua volta, ma il suo dovere.

Ovviamente, parlo di dovere perché mi auguro che sia intenzione del Comune mantenere e manutenere il proprio patrimonio, così come ogni padre di famiglia dovrebbe fare. Cioè per tramandarlo. Se invece qualcuno nella giunta ha deciso di passare alla svendita e all’incasso, allora lo si dica.

Lo si dica davanti a questo Consiglio. Se volete svendere le case popolari e dare nuovo carburante alla speculazione edilizia milanese e alla cementificazione altra ipocrisia “ambientale” di questa giunta.

Ditelo che stare al freddo sarà il destino di chi non accetterà di essere sradicato dal quartiere in cui abita da una vita per essere spostato. Ditelo se intendete cessare ogni restauro vero, finché non sarete costretti a dichiarare che quelle case non sono più ecologicamente corrette e vanno dismesse.

 Se invece così non fosse ci aspettiamo l’unico piano di cui Milano abbia davvero bisogno: un piano casa che cancelli queste situazioni, indegne di un paese civile e della nostra città!

Mariangela Padalino

Tutto ciò che uno fa deve farlo con passione, entusiasmo in libertà, senza mai arrendersi.
Coerenza, lealtà e correttezza sono elementi imprescindibili per qualsiasi risultato che duri nel tempo e che crei fiducia.

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